La tecnologia sta entrando sempre di più a far parte delle nostre vite. Di conseguenza, sta diventando anche una parte importante delle nostre vita sessuale digitale.
Se hai mai incontrato ragazze tramite social network, se hai mai comprato un sex toy in un sexy shop, o se hai persino inviato dei messaggi hot con il tuo cellulare, fai parte del club.
Per alcune persone, questo tipo di comportamento porta a un’identità sessuale chiamata “digisessualità”.
Ma cosa significa? Da un lato, ci sono quelli che definiscono un digisessuale come una persona che trae piacere sessuale solo da entità digitali, senza esseri umani coinvolti.
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Siamo tutti digisessuali?
Dall’altro lato, ci sono quelli che credono al fatto che siamo tutti digisessuali, visto che ormai la tecnologia è integrata al 100% nelle nostre vite.
Il termine “digisessualità” venne utilizzato per prima volta in un articolo del 2017 all’interno della Rivista di Terapia Sessuale e Relazionale, il cui titolo era “L’auge della digisessualità: sfide e possibilità terapeutiche .”
Alcuni studiosi, come Neil McArthur e Markie LC Twist, hanno descritto ciò che hanno visto come un’espressione sessuale del futuro vicino”: “persone la cui identità sessuale primaria proviene dall’uso della tecnologia”
Dicono che “i robot sessuali stanno arrivando” e che è essenziale per i terapisti comprendere la digisessualità, per poter aiutare le future persone digisessuali, nel futuro.
Però, non deve essere per forza una cosa del futuro. Per alcune persone, la digisessualità è già una realtà.
Elena Ibañez è psicologca, terapeuta sessuale, terapeuta matrimoniale e familiare e ha vari pazienti che si identificano come digisessuali.
Lei li definisce come delle persone “che hanno una forte predisposizione alla tecnologia, e che si sentono più a loro agio se si esprimono sessualmente attraverso di quest’ultima”.
In alcuni casi, l’unica interazione sessuale dei suoi pazienti digisessuali avviene con entità digitali (pornografia combinata con giochi interattivi)
Ma in altri casi, stanno avendo esperienze sessuali con altri esseri umani, attraverso la tecnologia.
I siti di incontri e le svariate app per flirtare sono un esempio. Però lo sono anche altre piattaforme, come Skype, Whatsapp, Facebook o Instagram.
Un altro esempio potrebbe essere quello di una coppia che fa sesso principalmente tramite una videochat. E in epoca di pandemia, è l’esempio perfetto. E la pandemia non è l’unico motivo. La tecnologia è ciò a cui si aggrappano tutte le coppie che vivono separate e in una relazione a distanza. È quasi l’unica opzione se vuoi essere fedele alla tua metà.
Nuova sessualità o parafilia?
“Alcune di queste persone”, ci racconta, “sono angosciate perché non sono a contatto con altri umani” e lavora con quei pazienti per sviluppare le abilità sociali che mancano.
Ma altri che non sono ossessionati di questo tipo di sessualità, si rivolgono ad essa per consigli su come migliorare la loro vita sessuale, sempre attraverso l’uso di strumenti tecnologici.
Nell’esperienza della dottoressa Ibañez, un esempio di digisessuale è un uomo di età compresa tra 20 e 30 anni, che può essere cresciuto passando del tempo con i videogiochi, a volte con gli amici, ma spesso anche da solo.
Probabilmente si tratta di persone timide, introverse e hanno un alto grado di ansia sociale.
Forse hanno finito gli anni del liceo e non sono usciti con qualcuno, né hanno baciato una persona; ora, da adulti, hanno difficoltà ad incontrare nuove persone perché non hanno “allenato le loro abilità sociali”, dice la Ibañez.
Per alcuni, l’immagine dell’uomo etero introverso, chiuso nel seminterrato mentre gioca ai videogiochi, evoca i cosiddetti pensieri da “incel”.
Ma c’è una differenza tra incel e digisessuali.
Mentre gli incel sono estremamente turbati dal fatto che non hanno rapporti sessuali con altre persone, i digisessuali non lo sono.
Sono perfettamente contenti delle loro preferenze sessuali e potrebbero semplicemente volere consigli per migliorare la loro vita sessuale, come qualsiasi altro paziente di un terapista sessuale.
E, come terapista sessuale, la dottoressa Ibañez è felice di aiutarli, anche se l’idea della digisessualità mette a disagio molte persone.
“Tutto il sesso è buon sesso, purché sia consensuale e dia piacere. E la digisessualità è così ”, dice la Ibañez.
“Le persone si sentono a disagio con la digisessualità perché è una cosa nuova. Ma se è consensuale e piacevole, non sta proprio a noi giudicare ciò che fanno gli altri ”.
La dottoressa Ibañez fa notare anche che praticamente tutti hanno “un certo grado di tecnologia integrata nella loro vita intima, proprio in questo momento”, ma che la maggior parte delle persone stabilisce ancora “un rapporto e una soffisfazione più profonda” dall’essere con altre persone. Realmente. Un appuntamento per tutta la vita, praticamente.
E mentre la tecnologia può essere una parte della vita sessuale della maggior parte delle persone, “molti di noi potrebbero facilmente passare dallo stare con qualcuno nella vita reale all’usare il nostro vibratore”, afferma la dottoressa Ibañez.
La rivoluzione già è qui
Quando parliamo dell’Intelligenza Artificiale incorporata in un partner sessuale (se non hai visto il film Her, di Spike Jonze, già vivi nel passato) la cosa normale è fare domande.
Forse la domanda più importante è: è chi scrive gli algoritmi? Molte persone credono che questi algoritmi, progettati da uomini bianchi etero, siano influenzati dai loro creatori. I difetti sono già stati provati.
In futuro, lo stesso pregiudizio potrebbe far sì che le esperienze LGBTQ vengano escluse dagli algoritmi programmati in particolar modo per le coppie eterosessuali, oppure potrebbe portare allo sviluppo di robot sessuali che non includano le persone della comunità arcobaleno.
Serie tv come Westworld e Humans presentano un futuro non troppo lontano in cui gli esseri umani hanno unito le loro vite sessuali e romantiche con quelle dei robot, in cui questi utlimi spesso diventano consapevoli di sé.
Tuttavia, è finzione. Oggi i robot sessuali, sebbene realistici, sono solo idee.
Tutta la tecnologia in uno schermo
D’altro lato, gli smartphone che possono trasmettere video in streaming sono stati lanciati nel giugno del 2007.
Prima di allora, poche persone avrebbero potuto immaginare quanto si sarebbero profondamente legati i nostri smartphone e la nostra sessualtà. Streaming porno, sempre a portata di mano. Sexting. L’esplosione delle centinaia di app di appuntamenti. Tutto questo è successo negli ultimi 12 anni. La tecnologia non ha solo cambiato il modo in cui viviamo la nostra sessualità, ma è addirittura diventata parte integrante della nostra vita sessuale.
Quindi, quando pensiamo al futuro della digisessualità, è importante ricordare la nostra più recente storia. Le nostre abitudini sessuali e i nostri appuntamenti sono cambiati in modo più profondo nell’ultimo decennio rispetto a 50 anni fa. Possiamo davvero immaginare dove saremo tra 30 anni? Non credo proprio.
Quello che possiamo dire con una certa certezza, tuttavia, è che la tecnologia giocherà un ruolo fondamentale in tutte le nostre vite, che siano queste sessuali, digisessuali o meno.
Spetta a ciascuno di noi decidere quanto lontano vogliamo spingerci.